Molti fiori di Cannabis light usati come antidolorifico naturale

Usare la cannabis come antidolorifico naturale

Esiste un farmaco per ogni cosa e grazie al progresso scientifico l'aspettativa di vita della popolazione si è incredibilmente allungata. Si sono accorciati i periodi di convalescenza e, di certo, si è ridotta la sofferenza dei pazienti chirurgici, di chi è affetto da malattie croniche o neuro-degenerative.

La medicina ormai fa quasi miracoli, ma non è tutto oro quello che luccica. Il passo fra uso ed abuso di farmaci è diventato brevissimo, con conseguenze disastrose. Il mito del benessere e il diritto a non soffrire hanno portato le persone ad acquistare il rimedio più facile e veloce per liberarsi dal dolore.

Spesso si ignora che esistano rimedi alternativi per combatterlo, non meno efficaci e spesso anche meno invasivi dei farmaci tradizionali.

Un esempio? La pianta di cannabis, che - grazie ai suoi principi attivi - può agire con efficacia contro il dolore e contro molti dei sintomi che spingono ad assumere farmaci non necessari.

Quali sono i farmaci più abusati?

In Italia e nei Paesi occidentali, tra i farmaci più consumati ci sono le benzodiazepine, soprattutto a causa dell'aumento delle stress e delle patologie da disadattamento quali l’insonnia, le sindromi psicosomatiche, le sindromi nevrotiche e depressive.

Altre categorie di farmaci per i quali si riscontra un abuso crescente sono i protettori gastrici, che invece andrebbero utilizzati per un periodo limitato di tempo, e i FANS, che rientrano nella categoria degli antiinfiammatori non steroidei.

E poi ovviamente ci sono gli antibiotici, il cui abuso può portare alla cosiddetta “resistenza all’antibiotico”.

Gli antidolorifici, in particolare, posso causare enormi danni all'organismo, se non vengono utilizzati correttamente. L'’ibuprofene è il principio attivo di tanti prodotti da banco usati per combattere il mal di testa, il mal di denti, i dolori mestruali o muscolari.

Uno studio appena pubblicato sulla rivista Pnas - Proceedings of the American Academy of Science ipotizza che negli uomini possa portare a ipogonadismo compensato, condizione tipica della terza età in cui l’equilibrio degli ormoni maschili si altera e la funzione dei testicoli cala.

Il problema dell'abuso di FANS è molto diffuso anche nel mondo dello sport.

Fare attività fisica con ritmi intensi porta a infiammazione dei tessuti, reazione naturale dell'organismo allo stress muscolare, ma non per questo piacevole.

Dovendo però riacquisire al più presto le proprie funzionalità, spesso gli sportivi utilizzano i farmaci per limitare questo processo e arginare il rischio di un peggioramento, ignorandone gli effetti collaterali disastrosi sulla funzionalità dei reni e dello stomaco. 

La cannabis: un rimedio reale contro il dolore

Usare farmaci contro il dolore acuto è necessario, ma spesso si tratta di cure intense ma circoscritte nel tempo. La cannabis però potrebbe essere un ottimo alleato nel trattamento del dolore cronico, che alla lunga incide sulla qualità della vita e sull’umore.

foglia di cannabis

Tra l'altro, gli studi scientifici che hanno misurato gli effetti del CBD isolato nel trattamento del dolore acuto non hanno segnalato effetti benefici, al contrario di quanto riscontrato nel trattamento del dolore cronico. In questo caso, infatti, il CBD ha mostrato una potente azione analgesica, anche in associazione ad altri cannabinoidi.

Il CBG (Cannabigerolo), ad esempio, è un cannabinoide minore con proprietà analgesiche contro il dolore infiammatorio; agisce aumentando il tono endocannabinoide, permettendo all'anandamide di agire a più lungo raggio e di aumentare in maniera sinergica gli effetti antidolorifici del THC. Lo stesso si può dire anche per il Cannabicromene (CBC), che potenzia gli effetti antidolorifici del THC.

Da Canada e Israele due studi sugli effetti del CBD contro il dolore

Secondo uno studio canadese, tre boccate di Cannabis al giorno possono alleviare i dolori neuropatici, fastidi costante che si presentano sotto forma di bruciore, formicolio, e di dolore più o meno intenso.

Un team di ricercatori di Montreal ha deciso di avviare uno studio sugli effetti della cannabis nella terapia del dolore, dopo aver scoperto che una piccola percentuale di pazienti era solita usare Cannabis oltre ai farmaci tradizionali e riscontrava un miglioramento dei sintomi. 

Per avviare lo studio sono stati selezionati 45 pazienti ai quali veniva somministrato, in modo casuale, un placebo e una dose di Cannabis, con concentrazioni variabili di THC (2,5% - 6% - 9,4%). Ciascun paziente ha assunto un campione alla volta, 3 volte al giorno, per cinque giorni.  

coltivazione cannabis

Secondo i pazienti, il livello del dolore era passato a 6,1 - su una scala da 1 a 10, dopo la somministrazione del placebo, e a 5,4 dopo la somministrazione delle varietà con più alte concentrazioni di THC. 

I ricercatori hanno concluso che la Cannabis ha effettivamente proprietà analgesiche, soprattutto in associazione ai tradizionali farmaci antolorifici. 

In Israele, invece, un gruppo di ricercatori dell'Università di Ben-Gurion ha selezionato 2000 pazienti, con e senza cancro, che erano soliti usare Cannabis per alleviare i propri dolori e li intervistarono per due anni.

La maggior parte (99,6%) dei partecipanti aveva deciso di provare la Cannabis a fini terapeutici perché delusa dai farmaci tradizionali. I ricercatori hanno concluso che la cannabis non solo aveva ridotto i dolori dei partecipanti, ma aveva anche migliorato il loro stato mentale generale, oltre ad aver alleviato molti altri sintomi. Nel corso di questo studio, solo un 10% dei partecipanti decise di interrompere la terapia a base di Cannabis.

La cannabis e i sintomi del cancro 

La cannabis a uso medico può essere prescritta anche per lenire alcuni effetti collaterali della chemioterapia o della radioterapia, come nausea e vomito. Un approccio utile per molti pazienti oncologici, ma non ancora pienamente conosciuto e accettato, soprattutto in Italia. 

“I farmaci basati sull’uso terapeutico della cannabis sono prescrivibili da circa vent’anni e rappresentano un’arma in più per il trattamento complementare di diversi sintomi nei pazienti oncologici o colpiti da altre patologie croniche per i quali i trattamenti sintomatici convenzionali non sono del tutto risolutivi”.

Nel trattamento dei pazienti oncologici la cannabis è importantissima perché permette di ridurre i sintomi della chemioterapia, soprattutto nausea e vomito. Sarebbe un enorme traguardo, ma purtroppo ad oggi solo il 20-40% dei pazienti utilizza farmaci a base di cannabis. 

Nel marzo del 2019 è stato reso noto il caso di un ottantunenne inglese affetto da endocarcinoma polmonare, che ha rifiutato le cure e ha scelto di assumere soltanto CBD.

Il case report, pubblicato sulla rivista scientifica Case Open, riporta che “il CBD può aver avuto un ruolo nella risposta straordinaria nel paziente (…), a seguito dell'auto-somministrazione dell'olio di CBD per un mese e in assenza di qualsiasi altro cambiamento identificabile nello stile di vita, farmaci assunti o cambiamento della dieta.” Ovviamente i ricercatori sono stati molto cauti ma fiduciosi, affermando che sono necessari ulteriori studi per valutare meglio i vari meccanismi di azione del CBD sulle cellule maligne e la sua potenziale applicazione nel trattamento dei tumori maligni. 

Secondo Massimo Nabissi, un ricercatore dell’Università di Camerino che lavora da tempo su questa tematica, le loro proprietà anti-cancerogene dei cannabinoidi sono una realtà. Sul caso del paziente inglese Nabissi sottolinea che è fondamentale condividere case report di casi di quel genere, perché resta il modo migliore per rafforzare gli studi sui cannabinoidi, sperando in uno studio clinico di portata più vasta.

Nabissi spiega che “sull’adenocarcinoma al polmone ci sono una trentina di lavori con studi su modelli animali con dei risultati interessanti, che mostrano come il CBD sia responsabile della migrazione delle cellule tumorali o riduca la massa tumorale, e la stessa cosa è avvenuta nei tumori al cervello o su quelli al seno”.

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